Colloquio con Adriano Celentano

Don Stefano Varnavà, noto sacerdote milanese che si occupa di rapporti fra religione, e musica leggera, è stato ricevuto nel suo studio dall'interprete di "Pregherò". (Si noti, alle sue spalle la colonnina di legno scolpito ed il sovrastante presepio del quale Adriano è orgogliosissimo). A Don Stefano, Adriano ha chiesto molti consigli sul come utilizzare la canzone come strumento di apostolato e manifestazione di fede. Il sacerdote che ammira Adriano da anni, si è limitato a suggerirgli di continuare sulla strada dello "spiritual".

L'urlatore ha paura della solitudine ed è assillato da problemi spirituali: «Leggo il Vangelo, sono già arrivato a pagina cinquantotto. Ma mi interessa soprattutto il personaggio di Cristo: sì, m'è presa proprio la smania di sapere cosa faceva, come rideva, se cantava, se aveva degli scatti... E adesso compongo anche canzoni di argomento religioso.»

Intervista di Grazia Livi da "Epoca" 1 Marzo 1964

Lei legge anche il Vangelo?

Sì, sono arrivato a pagina cinquantotto. Però a me quello che mi interessa soprattutto è il personaggio di Cristo. Càspita, mi sono detto, se abbiamo avuto la fortuna d'avere un Dio che s'è travestito da Cristo per scendere in terra, vale la pena di conoscere bene la sua storia! Ora, infatti sto leggendo la vita scritta da un certo Fernandez, ma va troppo per le lunghe, spiega Erode e tutte le generazioni e la geografia della Palestina... Insomma, visto che io ho proprio preso una passione per Gesù, vorrei un libro che mi parlasse di lui e ciao. Ora mi sono rivolto a Don Stefano, un prete che canta, e lui m'ha promesso che mi procura dei libri che vanno subito al sodo, anche dei libri sceneggiati e con fotografie.

Entra la madre di Celentano per ricordargli un impegno. «Vieni anche tu -mi invita Adriano- vado nel mio nuovo ufficio dove aspetto una visita di padre Varnavà ». Don Stefano Varnavà e molto noto a Milano: si occupa di musica leggera da qualche anno da quando cioé sull'esempio di Père Duval cominciò a cantare accompagnandosi con la chitarra. Attualmente si occupa ancora di musica ma per ordine dei suoi superiori ha smesso di cantare. Il suo esempio però è stato raccolto dai ragazzi del suo oratorio che hanno allestito una compagnia col programma di diffondere la canzone a carattere religioso. Celentano lo ha ricevuto nel suo nuovissimo ufficio artistico affacciato sul Corso ed abbellito da un unico grande quadro raffigurante un "Ecce Homo" dipinto secondo la miglior scuola spagnola del Cinquecento.

Io penso - ha esordito Don Stefano - che non si possa andare in giro cantando motivi liturgici mentre, cantando soggetti religiosi con musiche moderne, si raggiunge più facilmente la grande massa. Vero Adriano?. «Non lo so. Io ho inciso "Pregherò" solo perche il soggetto mi piaceva e mi ispirava buoni sentimenti. Spero che agli altri abbia fatto lo stesso effetto. Ora, dato che sento in me questo spirito nuovo, voglio riprendere a fare canzoni con soggetti religiosi...». « Sì, ma le raccomando le parole... Io alle mie canzoni faccio io stesso le parole per essere sicuro di non andare fuori strada col contenuto... a lei chi gliele fa? Del Prete? Sì, è bravo ma in "Pregherò" ha espresso concetti protestanti... ».

Adriano fa un salto sulla sedia: . « Come sarebbe a dire? Noi parliamo di una ragazza che dal dolore della sua cecità trova la forza di credere in Dio ». « Sì, ma il concetto di "castello del silenzio", l'espressione stessa è legata alla ter minologia e all'ideologia dei protestanti e simboleggia la loro Chiesa ». Adriano è sbigottito, addolorato. « Questo non potevo saperlo e mi dimostra che faccio bene a leggere molto ed a pensare... D'altra parte spesso mi trovo davanti ad espressioni così difficili ». « Non si preoccupi: gli scritti religiosi sono pieni di espressioni drastiche ma vanno sapute interpretare. Specialmente quando parlano della povertà: a leggere certi testi religiosi sembrerebbe che il buon cristiano debba vendere tutto quello che ha. Non è vero: è tutta questione di rapporti. Se uno ha bisogno per esigenze di lavoro di ostentare un certo decoro è bene che abbia ampie possibilità economiche... ».

« Certo. Ma creda, anche il fatto di avere dei soldi porta un sacco di preoccupazioni. Io ho delle idee ben chiare anche su questo... farò della beneficenza, organizzerò... Ma questo non posso dirlo altrimenti lo pubblicano ». Don Stefano guarda Adriano con aria preoccupata. E' vera fede o è infatuazione? « Forse la tua è solo una esigenza morale di introspezione » «No, padre, io sono solo un po' scioccato da Dio. Da qualche tempo a questa parte sono diventato tifoso di Gesù Cristo come lei, magari, è tifoso del Milan. Mi piace me lo sento vicino come fosse uno del Clan. Per questo ho messo qui questo quadro di Lui, con la corona di spine. Cosa ne pensa? ». « Va benissimo. Adesso sono molto "chic" i pezzi di antiquariato a carattere religioso. Sa che ci sono dei capitani d'industria che tengono sulla scrivania dei candelabri da altare? ». No, Adriano non lo sa. Adriano tiene il quadro dietro le spalle come un atto di fede e se non glielo avessero impedito i suoi amici avrebbe fatto nel suo studio un altarino come usa in ogni vecchia casa di meridionali. Adriano non sa che d'ora in poi gli sarà sempre più difficile difendere la genuinità dei suoi atti di fede e neppure sa che se Paolo di Tarso fosse vissuto ai nostri giorni lo avrebbero scambiato per un pazzo visionario.

Lucio Lami

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