COMMENTI (SBOBINATI) AI VANGELI FESTIVI

VII Domenica per Annum

Vangelo: 5, 38-48

In quel tempo, Gesù disse ai Suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio, dente per dente"; ma Io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: " Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"; ma Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perchè siete figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il Suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.

Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?

Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".

Il brano del Vangelo di oggi è la continuazione del discorso della Montagna, discorso sul contrasto di mentalità.

Il Signore prima ci parla della mentalità comune e poi corregge, o meglio, approfondisce.

"Occhio per occhio, dente per dente; amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; amare quelli che ci amano": il Signore vuole completare per noi questo insegnamento.

Quelle che abbiamo ascoltato sono frasi difficilmente "digeribili" perchè suscitano una immediata reazione: "Non sono mica matto a comportarmi così con il prossimo: perdonare se vengo offeso, amarlo se vengo perseguitato....".

Come premessa vi leggo un brano di Giuseppe Prezzolini, uomo che sa insegnare qualche cosa anche a noi cristiani: "Credere in Dio è un atto gratuito interamente, ossia senza speranza di compenso. Se questo credere in Dio è fatto con la speranza del compenso nulla vale. Chi crede per paura dell'inferno, crede nell'inferno e non crede in Dio. Iddio è gratuito, tutto, interamente, integralmente, intangibilmente. Le religioni presiedono al commercio di Dio: Lo vendono a pezzi e bocconi, a fette e morselli, cotto, crudo, disossato, a credito e in contanti. Bisogna invece inghiottirlo tutto intero perchè faccia bene: grasso e magro, ossa e polpa, pelle e ciccia. Bisogna inghiottirlo vivo e fresco".

Questo di Prezzolini è un discorso importante: le Parole del Signore bisogna prenderle così come sono, tutte intere, senza scartarne una parte.

Il discorso della Montagna va ricevuto e preso in "toto": completamente.

Quelli che distinguono, che prendono solo quello che fa loro comodo, dicono di credere in Dio, ma in realtà non credono perchè non Lo accettano integralmente. Non è questo l'atteggiamento che dobbiamo avere verso Dio, anche se in Lui, a volte, potremmo trovare dei contrasti, apparentemente degli opposti.

Dio è infinito, Dio comprende il tutto.

Il nostro atteggiamento di fede è di ricevere le Sue Parole anche se non le comprendiamo a fondo, anche se ci lasciano perplessi; bisogna credere in tutto quello che Dio ci dice.

Se qualcuno, in nome dell'analisi letteraria, dell'analisi storica, vuole distinguere e prendere solo una Parte delle Parole di Dio, questi, non fa un'operazione onesta, o perlomeno non fa un'operazione di fede.

Il Signore in questo brano di Vangelo vuol farci capire che Lui è sì l'Onnipotente, ma anche Padre di tutti noi.

Noi diciamo: "Occhio per occhio, dente per dente; amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico...", ma Lui dice: "Io l'Onnipotente sono il Padre di tutti e mentre amo te, amo anche il tuo nemico. Non costringerMi a scegliere tra te e lui; non costringerMi a scegliere lui!".

Per capire il discorso della Montagna, per capire le Parole del Signore dobbiamo metterci "in testa" che Dio è il Padre di tutti.

Un padre riesce a vedere che un fratello è buono e l'altro cattivo, un padre vede che un fratello sta facendo del male all'altro, ma.... è padre dell'uno e dell'altro.

Dio è Padre di Satana, l'angelo più bello che Lui ha creato, ed è Padre del Figlio dell'uomo, e Padre dell'uomo: di Adamo ed Eva e di tutti i loro discendenti.

"Mentre amo te amo anche il tuo nemico, non costringerMi a scegliere tra te e lui!".

Ha detto Gandhi: "Il discorso della non violenza si basa su questi presupposti, si basa sul quinto Comandamento. La non violenza non è rinuncia a qualsiasi lotta contro la malvagità, al contrario è una lotta contro la malvagità, più attiva e reale della ritorsione, la cui autentica natura è di accrescere la malvagità, perchè la ritorsione accresce la malvagità. La prima condizione della non violenza è la giustizia, dovunque e in ogni settore della vita".

Giustizia: non si deve guardare tanto alla persona quanto a quello che deve essere quella persona. Sovente, invece, ci si accanisce solo ed esclusivamente contro una persona dimenticandosi della giustizia che tante altre persone aspettano (quello che sta succedendo oggi: giornate complete di lavoro -o meglio di accanimento- per "processare" una persona dimenticando tutti gli altri processi di giustizia che, coloro che li attendono, avrebbero diritto ad avere).

La ritorsione è un errore: ciò che va ricercato è la giustizia. In questo consiste il discorso della giustizia: in caso contrario anche un Giudice, un Magistrato diventano dei "violenti" proprio come coloro che devono essere giudicati, anche se ladri e assassini.

Bisogna che ognuno di noi persegua la giustizia!

Vi leggo alcune parole di Buddha: "In verità non è mai con l'ostilità che l'ostilità è vinta; è con la non ostilità che l'ostilità è vinta". Potete constatare voi stessi che Gesù non è poi venuto a dire una cosa strana...., perchè nel 700 a.C. Buddha esprimeva già lo stesso concetto.

La violenza adopera il meglio dell'uomo per fare il peggiore dei mali.

Sempre applicando la giustizia, sempre tenendo presente che Dio è il Padre di tutti, bisogna incominciare a capire che nei riguardi del prossimo noi dobbiamo usare un'arma iniziale che si chiama perdono.

Il Signore dice: "Se tuo fratello commette un fallo, riprendilo, e se si pente, perdonagli, e se pecca contro di te sette volte al giorno, e sette volte ritorna a te dicendo: "Mi pento", perdonagli".

Pietro aveva chiesto: "Quante volte devo perdonare?" Tante volte!

Per ristabilire la realtà di Dio Padre di tutti, per ristabilire la giustizia non si può applicare: occhio per occhio, dente per dente; amare il prossimo e odiare il nemico..., ma bisogna incominciare a saper perdonare, tenendo presente una "frase" che il Signore ci fa dire in continuazione nel "Padre nostro": rimetti a noi i nostri debiti così come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Questa frase di Gesù significa: "Con la misura con cui tu misurerai, sarai misurato".

Se si preferisce la tranquillità apparente del non perdono ci si "tira addosso" una grossa preoccupazione: quella di trovare quarantamila giustificazioni davanti a Dio per come ci comportiamo perchè: nella misura in cui tu ti comporti con il prossimo, il Signore si comporterà con te.

Gesù ci vuol far capire che Dio ha una misura variabile (anche se gli integralisti dicono che esiste un'unica misura), variabile al punto che ci dirà: "Tu mi devi quaranta secchi e, per "secchio" di misura userò il "secchio" che hai sempre usato tu".

Per Dio non esiste un'unica misura per "misurarci", ma esiste la misura che ciascuno di noi ha scelto per valutare, per giudicare, per non perdonare al prossimo.

Qui ritorna il vecchio discorso: o pigli tutto, o lasci andare tutto!

Ricordiamocelo bene: Dio ha misure variabili anche (mi ripeto) se gli integralisti dicono il contrario: ma noi non dobbiamo essere degli integralisti!

Molte volte coloro che perdonano "tutto" a se stessi non perdonano niente agli altri: questi sono gli integralisti!

S.Francesco di Sales scriveva: "Di solito coloro che perdonano troppo a se stessi sono più rigorosi con gli altri".

Perdonare vuol dire non ricambiare il male ricevuto con il male: ciò non significa che non ci si deve ricordare del male ricevuto. Perdonare non vuol dire dimenticare, anzi, il ricordare indica la via giusta da seguire nel futuro, e la prudenza nel comportarci con chi ci ha fatto del male. Perdonare significa solo non utilizzare il male ricevuto per ricambiarlo, o peggio, per farlo ricadere sugli altri: certa gente che viene trattata male si sfoga trattando male gli altri!

Molte volte noi sacerdoti ci troviamo a trattare con delle persone che arrivano da noi "nervose", con la "luna"... e per quella giornata bisogna trattarli con le "pinze"... e, quando finalmente si decidono a dire il motivo del loro nervosismo ci si accorge che non fanno altro che riversare il male che loro hanno ricevuto su gli altri.

Ripeto: perdonare vuol dire non usare il male che si è ricevuto per ritorcelo verso chi ce lo ha fatto, o addirittura, per caricarlo sugli altri.

Il perdono è la prima strada da percorrere per non essere violenti, purtroppo però, è una strada che pochi usano.....

C'è troppo poco perdono nelle famiglie o tra uomo e donna....

Ci sono persone che davanti al Signore hanno milioni e milioni di debiti (in opere buone non fatte), ma quando un'altra persona nei loro riguardi ha mille o duemila debiti.... la "mettono giù dura"!

Ci sono donne che continuano a dire: "Lui mi ha tradito...", ma non si domandano quante volte loro hanno tradito Dio; non se lo domandano perchè per loro Dio è una "parola", quindi tradirlo conta poco.....

Quando manca il perdono incomincia la vendetta, e la vendetta..... non è contemplata nelle Beatitudini, nel discorso della Montagna, quindi, chi usa la vendetta non è cristiano.

Ci sono "cristiani" che regolarmente si vendicano con la persona che hanno vicino e ugualmente fanno la Comunione..... Io posso comprendere che la Comunione può essere un mezzo per superare i propri difetti...., ma se a lungo il "rimedio" della Comunione non ha effetto, bisognerà bene che questi si facciano l'esame di coscienza: "Come mai non ha effetto la Comunione su questo mio senso del non perdono, del rancore (anche se sopito), sul senso della piccola vendetta....".

Dice Giovani XXIII: "La pace incomincia prima tra uomo e donna, poi nelle famiglie, e solo dopo negli Stati".

Il Signore continua: "Se tu stai presentando il tuo dono davanti all'Altare e capisci che qualcuno ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono, vai e cerca di riconciliarti", dove riconciliarsi non vuol dire fare necessariamente la pace perchè "concilium" vuol dire: discutere, parlare, chiarire la situazione. Se poi il tuo "nemico" non vuole riconciliarsi, pazienza!, tu però la buona volontà ce l'hai messa!

Bisogna avere la buona volontà di chiarire le situazioni, invece ci sono troppi rancori sopiti: persone che tengono i loro rancori chiusi in se stesse senza parlarne ma dimostrando un atteggiamento costante di rancore, di vendetta, di dispetti...

Altra cosa: bisogna che i rancori non diventino ira o arrabbiatura.

Diceva un eremita del deserto: "E' cosa buona non adirarsi, ma se succede, non ti è concesso, per la passione, lo spazio di un giorno. Dice infatti la Scrittura: non tramonti il sole sulla tua ira. E tu aspetteresti tutto il tempo della tua vita affinché il sole tramonti? Perchè odiare l'uomo che ti ha rattristato? Non lui, alla radice ti ha fatto del male, ma il diavolo."

Molte volte il male che ci fanno le persone ce lo fanno nel momento in cui ascoltano il diavolo. Certe calunnie, certi sfoghi.... non vengono dall' "interno" della persona, ma sono suggerimenti del diavolo, e chi, in quel momento non è accorto e li accoglie, o perchè è arrabbiato o perchè in quel momento non è completamente padrone di sè, "butta fuori" delle parole che non vengono da lui ma dal diavolo.

Ci sono delle persone che, in certi momenti, ti vogliono bene, ma in certi altri ti offendono, ti feriscono, ti dicono cose mostruose.... perchè parlano in nome del diavolo; infatti, a volte, le stesse persone dopo dieci minuti si pentono di quello che hanno detto!

C'è tanta gente che è strumento del diavolo. Il diavolo deve gettare la zizzania, la violenza, il sospetto... e il sospetto non è la strada verso la verità, come ha detto un Gesuita della Sicilia, o come dicono certi Magistrati, ma è la lingua del diavolo, perchè Gesù ha detto: "Sì se è sì, no se è no, il resto viene dal maligno": sia quando viene detto che quando viene pensato.

Continuo nella lettura dello scritto dell'eremita del deserto: "Non lui vi ha fatto del male, ma il diavolo. Odia la malattia ma non il malato".

A un altro Padre del deserto quando gli fu chiesto: "Che cosa significa la frase di S.Paolo: "Non adiratevi invano contro i vostri fratelli"?, rispose: "Con qualsiasi angheria il fratello ti tiranneggi, se ti adiri con lui ti adiri invano, ma se vuole separarti da Dio, allora adirati". In questo ultimo caso l'ira non è più una rimostranza personale ma una difesa della realtà di Dio, quello che di noi è di Dio.

Anche Gesù si è adirato quando cercavano di "toccare" la gloria di Dio, di Suo Padre.

Bisogna che noi si impari a fare riferimento a delle potenze superiori. Come dice sempre S.Paolo: "Noi non combattiamo solamente contro gli uomini, ma combattiamo contro delle potenze superiori: con una malignità che cerca sempre attraverso l'uomo di colpirci".

Altro atteggiamento che tante volte noi dobbiamo avere inizialmente è il silenzio.

Diceva un saggio musulmano: "Quando il malefico (quello che ti maledice) insulta il generoso, niente gli dà gioia quanto una risposta, e niente lo fa arrabbiare quanto il silenzio".

Con certe persone che vogliono attaccare briga, che vogliono "vomitare" contro di te fatti furbo e taci!

Anche Gesù ha taciuto davanti ad Erode, e il Suo atteggiamento, il suo silenzio, lo ha fatto "schiattare" maggiormente.

Da ultimo: attenzione al nervosismo.

La pazienza è un atteggiamento infallibile con il quale noi riusciamo a superare le reazioni davanti a coloro che ci fanno del male.

Che cos'è il nervosismo? Oggigiorno siamo tutti nervosi.....

Il nervosismo è come un esercito senza un capo: quando è l'ora della battaglia tutto è confuso, tutto è tumulto perchè nessuno è al comando. Eppure l'esercito ubbidirebbe con gioia al vero capo..... Il cervello si disgrega; si disgrega l'ordine dei subalterni perchè non vi è forza per coordinarli. Vien dato un ordine, subito dopo un altro e... il suo contrario: tutto questo è nervosismo.

Noi siamo come un esercito; il nostro corpo è un "corpus", un organico. Noi dobbiamo cercare di essere sempre padroni di noi stessi, nel senso che tutte le nostre parti, dal corpo allo spirito, devono essere guidati sempre dalla testa, e non lasciarci prendere dalle emozioni, e da tutto quello che c'è "fuori". Dobbiamo sempre governare tutto questo esercito che è il nostro corpo, che è il nostro organismo, che sono le nostre facoltà. Solo così possiamo andare avanti sicuri di non cadere nel nervosismo con il quale non si "combina" nulla e si fanno solo pasticci.

Ricordiamo che una parola cattiva rende cattivi anche i buoni e una parola buona rende buoni anche i cattivi. Anche con i cattivi cerchiamo di usare le parole buone. Una parola buona è un impatto migliore di un rimprovero o di una parola cattiva.

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