COMMENTI (SBOBINATI) AI VANGELI FESTIVI

II Domenica di Avvento

Vangelo: Lc. 19,29-38

Quando Gesù fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: "Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, dite così: "Il Signore ne ha bisogno". Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.. Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?". Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".

Lo condussero allora da Gesù, e gettati i loro mantelli sul puledro vi fecero salire Gesù. Via via che Egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: "Benedetto Colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in Cielo e gloria nel più alto dei Cieli".

Ci si chiede che cosa voglia dire questo ingresso cosiddetto "trionfale", in Gerusalemme. Ingresso oltrettutto organizzato da Gesù stesso! E' vero che di solito i propri festeggiamenti bisogna prepararseli da sè, perché, di solito, se si aspetta gli altri: "Campa cavallo che l'erba cresce!".

Poche persone si ricordano dei nostri anniversari, delle date importanti della nostra vita: bisogna sempre suggerirle.

Gesù organizza la Sua festa: manda avanti due Suoi discepoli spiegando loro cosa debbono fare.

I discepoli Gli portano il puledro, gettano i loro mantelli sul medesimo e Lo fanno salire in "sella". Il gesto del mantello era un "segno d'onore", ma non basta, "via via che Egli avanza stendono i loro i mantelli sulla strada perché Lui possa camminarci sopra".

Facendo questo gli Apostoli prendono ad immagine un rituale che si usava per i personaggi importanti: si faceva camminare il personaggio, non in mezzo alla polvere della strada, ma su dei tappeti che venivano messi man mano davanti ai suoi piedi. Gli Apostoli, invece dei tappeti, usano per Gesù i loro mantelli! Usare per un simile scopo un indumento prezioso quale un mantello, per un uomo di quei tempi (che per altro ne possedeva uno solo), era già un atto di fede. E loro, sul mantello, non vi facevano camminare Gesù, ma addirittura un asino con gli zoccoli di ferro...: tanto era l'amore che loro avevano per Gesù, e tanto Lo considerano importante che "giocano" a prepararGli la festa.

"Via via che Egli avanzava stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicina la discesa del monte degli Ulivi, quando la folla dei discepoli (badate bene: discepoli) esultando cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto".

In un altro Vangelo si dice che anche dei bambini si uniscono a loro. I bambini quando c'è da far festa sono tutti contenti! Certamente sarà stato qualche Apostolo che li avrà "imboccati": "Prendete i rametti che ci sono in giro e sventolateli. Fate festa perché il Personaggio che sta arrivando è molto importante". Così avviene l'ingresso, che noi chiamiamo "trionfale", in Gerusalemme! Ingresso purtroppo visto da poche persone.

Questo ingresso aveva una finalità ben precisa, quella di poter entrare in Gerusalemme.

Gesù era "colpito" da un "mandato di cattura" da parte dei Sacerdoti del Tempio. Costoro avevano già provato, qualche giorno prima, ad arrestarLo, ma la folla, talmente "addosso" a Gesù aveva reso la cosa impossibile. I soldati sono tornati al tempio "scornati", anzi, avviliti..., e alla domanda dei Farisei e dei Sommi Sacerdoti che li avevano mandati: "Perché non Lo avete arrestato?", rispondono: "Nessun uomo ha mai parlato come quell'Uomo. Dice delle cose bellissime". Quelli arrabbiati replicano: "Volete farvi anche voi Suoi discepoli?"

Gesù era a conoscenza del "mandato di cattura", quindi sapeva anche che entrare in Gerusalemme da solo voleva dire "esporsi", ma entrando "trionfalmente" Lui ha aggirato il "problema".

Gesù è riuscito ad entrare in Gerusalemme e poi... ha fatto quel che doveva fare con i mercanti del Tempio.

Questo fatto, isolato in se stesso è durato poco più di mezz'ora, ma ha un suo significato.

Gesù deve lasciare un "segno" nella storia; un segno che deve riscattare il popolo d'Israele. Il popolo e non i maggiorenti o i loro governanti!

Il segno dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme lega insieme il significante, che è Gesù (Colui che vuol significare) con il significato, cioè il fatto che Lui è entrato in Gerusalemme a cavallo di un asino. Un asino, un animale da soma e non un animale da guerra.

La prima lettura del Profeta Zaccaria dice: "Giubila figlia di Gerusalemme, ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto, vittorioso, umile e cavalca un asino puledro figlio d'asina". Qui sta il messaggio: Gesù viene in pace, Gesù viene disarmato. Ma, attenti, il fatto che una persona arrivi disarmata non significa però che rimanga disarmata per sempre. Questo è il vero messaggio dato in quella giornata; messaggio che noi dobbiamo comprendere.

Gesù viene disarmato. Cosa significa venire disarmato?

Per educare alla pace dobbiamo comprendere che nell'individuo c'è sempre una conflittualità; conflittualità che può esprimersi nell'ambito più vicino, cioè la famiglia, e poi, dalla famiglia può estendersi a un "clan", o addirittura a una Nazione.

Diceva Anna Frank nel suo diario: "Non credo affatto che la guerra sia colpa soltanto dei grandi uomini, dei governanti, dei capitalisti. No! La piccola gente la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero ribellati da tempo. C'è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, alla furia, e fino a quando tutta l'umanità, senza eccezioni, non avrà subito una grande conversione, la guerra imperverserà sempre".

E' inutile continuare a dare la colpa agli altri. Incominciamo a guardare a noi stessi, incominciamo a "pulire" davanti alla nostra casa!

La conflittualità che esiste nell'individuo è un retaggio; invece, molti, la chiamano "colpa originale" anche se in realtà nessuno di noi ha colpa perché non abbiamo commesso colpa (con buona pace di alcuni teologi che dicono che ciascuno di noi nasce con il peccato originale. Noi nasciamo in mezzo al peccato, con le conseguenze del peccato, ma non con il peccato. Non si dovrebbe dire "peccato originale", ma "le conseguenze le peccato originale". Si dimentica troppo facilmente un vocabolo importante (non confondiamo il genitivo con l'oggettivo!).

Noi nasciamo in mezzo a una situazione che non è positiva, e che può portare a delle conseguenze spiacevoli: siamo molto esposti all'influenza di Satana, il quale vuole la morte dell'uomo e non la sua vita.

Satana si antepone, si contrappone a Dio; Dio è dispensatore e fautore della vita, Satana è fautore della morte. Satana ci colpisce con dei suggerimenti sbagliati, e per fare questo si serve dei nostri momenti di odio, di rabbia, di violenza (quando ci ribelliamo con i pugni...) e ci dà la morte.

Bisogna cercare di superare la conflittualità che esiste nell'individuo, e per poter far questo Gesù ci dà un messaggio: "Io vengo in pace".

Dobbiamo avere l'atteggiamento di pace.

Gli elementi che ci portano fuori dall'atteggiamento di pace sono, prima di tutto, l'egocentrismo: "Io sono al centro e sono la misura del mondo circostante".

Noi crediamo sempre di essere al centro del mondo, soprattutto lo credono i ragazzi d'oggi. In loro l'egocentrismo è favorito da un insieme attuale economico, sociale e televisivo: il "giovanilismo", ci sono solo loro!

I giovani d'oggi crescono vicino a dei genitori buoni che preparano loro le cose, che cercano di non farli "tribolare", che cercano di farli riposare, di farli stare al caldo, questo li porta a pensare di essere i soli ad esistere: il mondo è nato insieme a loro! Tutti quelli che li hanno preceduti? Niente! L'esperienza di coloro che c'erano prima? Niente! Ed è a questo punto che incomincia la guerra nelle famiglie. Guerra che già esiste dentro in ognuno di noi perché convinti di essere il "centro"; questo ci deriva anche dal fatto di essere figli di Dio. Lui ha detto: "Non avrai nessun altro Dio all'infuori di me", e noi Suoi figli un "poco" Gli assomigliamo.

Quali figli di Dio conserviamo la caratteristica di credere di essere i padroni del mondo, di credere di essere Dio. Atteggiamento sbagliato ma uguale a quello che ha ingannato Satana, che essendo il più bell'angelo al servizio di Dio ha creduto di essere Dio stesso: egocentrismo!

L'egocentrismo sfocia nell'egoismo, anche se sono due cose ben diverse.

Egocentrismo è credere che tutto deve girare intorno a noi.

Egoismo: tutto a me e niente agli altri! Prendere e mai dare!

Anche l'egoismo è un atteggiamento negativo. E' vero che ci sono dei momenti nella vita in cui questi sentimenti diventano quasi "naturali", per esempio quando una mamma aspetta un bambino e tutto è volto, finalizzato al fatto che questo bambino si sviluppi e nasca: lei è egocentrica, egoista, perchè deve difendere la vita. ma... passato quel momento, la vita riprende con tutti i doveri, oltre che i diritti.

Egocentrismo, egoismo e poi... alla fine: sfruttamento.

Sfruttamento: approfittare dei piccoli interessi personali che gli altri possono avere per far passare i nostri interessi. Principio del commercio: ti prospetto un tuo interesse affinché tu faccia i miei interessi. Anche questo è l'inizio di una guerra! Magari una guerra fatta di "spots" pubblicitari, di propaganda, ma... sempre guerra e non pace.

Poi, si arriva addirittura all'orgoglio: non voler aver bisogno degli altri. Questo atteggiamento è facile che insorga soprattutto nell'adolescente, il quale non vuol avere bisogno dei suoi genitori. E' vero che la natura lo porta a diventare autonomo, ma essere autonomo non vuol dire non avere bisogno di nessuno.

Ci sono dei momenti in cui si ha bisogno del padre, della madre, degli amici, dei parenti, quindi non ci si può chiudere nell'orgoglio: "Io non voglio avere bisogno degli altri!".

Peggio ancora, avere bisogno e non volerlo riconoscere, quindi rabbia che ci fa "avventare" e "ribellare" contro chi ci "mantiene". Quanti figli che si ribellano ai genitori... e lo fanno non perché vogliono loro male, ma per orgoglio: non vogliono ammettere di avere bisogno di loro e quindi si ribellano proprio contro coloro che li mantengono, contro coloro che li hanno fatti studiare.

Ribellione. Non c'è ribellione peggiore di quella fatta contro coloro che ci hanno "aperto" la strada. Ci sono persone alle quali io ho aperto la strada , per esempio nell'ambito del teatro, della musica, e che ora sono nomi importanti, ma... non mi salutano più... Sanno benissimo come sono "partiti"; sanno di essere stati aiutati... ma non mi salutano più per orgoglio (e non perché non mi vogliono bene)... Anche questo è contro la pace!

E' inutile andare a fare le belle camminate per la pace nel mondo; è inutile fare dei bei discorsi, dei bei comizi, se poi ognuno di noi non "parte" dalla propria situazione conflittuale, altrimenti non si vuole la pace, perché la pace non è "dentro" di noi!

Chi non è in pace dentro di sè, alla sera stenta ad addormentarsi... perché in lui c'è la lotta.

E' giusto dimenticare, sopire (soprattutto alla sera) la lotta che c'è in noi, però..., vi assicuro che il sistema migliore per dimenticare non è quello di andare in pizzeria o in discoteca...

Gesù dice: "Non è dimenticando, non è seppellendo, non è mettendo la testa sotto la sabbia... Devi avere il coraggio di affrontare te stesso prima di affrontare gli altri".

Solo "affrontando" se stessi ci si può presentare in pace. Una persona che ha tutte le reazioni che ho sopra elencate, è una persona che non è in pace.

Un adulto vede e comprende queste cose in un adolescente, e cerca di avere pazienza, cerca, un poco alla volta, di volergli bene ugualmente, proprio come ha fatto Gesù.

Gesù ha voluto bene ugualmente a tutti, quindi è entrato in pace a Gerusalemme, ma... attenzione al risvolto della medaglia. Quando arriva sulla spianata del Tempio, in quello stesso giorno, quella stessa mattina, ad un certo momento cambia atteggiamento.

Noi ci meravigliamo nel leggere il Vangelo di Giovanni, il quale dice che si è seduto, e dopo aver detto ai mercanti di uscire dall'ingresso del Tempio, ha fatto uno staffile di cordicelle (corde con i nodi) e si è messo a "menare"... Gesù nel giorno della pace ha "menato": questo è il "risvolto" che ci lascia stupiti.

Segni! Gesù ha voluto darci un segno: "Devi presentarti in "pace", ma... buono sì, scemo no!

Diceva Esopo: "Un cervo, umile sotto l'ingombro delle corna andava lungo un fiume. Un lupo sbucò, aprì la bocca e inghiottì la saliva. Non osava però lanciarsi sul cervo perché aveva paura delle sue corna. Allora la lingua del lupo venne in aiuto ai suoi denti: "Amico cervo mi fai pietà con quelle corna sul capo, non ti sono utili, non ti rendono più bello. Adesso che siamo in pace perché non te le fai segare dal boscaiolo?". Lo pensavo anch'io -rispose il cervo tenendosi a una certa distanza- me le farò tagliare, ma solo quando tu ti farai strappare quei denti, che oggi mentre tutti siamo in pace, armano sfacciatamente la tua bocca". Ecco l'altra faccia della medaglia!

"Siate prudenti come i serpenti e poi... semplici come le colombe".

Gesù prima si presenta in pace, ma di fronte a delle persone che vogliono "farLo fuori", dimostra la forza.

Distinguiamo tra forza e violenza. La forza "vis", è la caratteristica dell'uomo "vir"; la violenza invece è la caratteristica di "violare": colui che usa la forza in maniera ingiusta e in maniera sproporzionata.

La forza e la violenza sono due cose diverse. Gesù esercita, in quello stesso giorno in cui parla di pace, la forza, ma non la violenza.

Il filosofo greco Aristippo non brillava per eccessivo amor di patria e usava dire ciò che pensava in proposito, con voce ben chiara: "Trovo che sia assurdo rovinarsi la tranquillità e angustiarsi la vita per un mucchio di sciocchi e di malvagi". Un suo interlocutore lo riprese severamente: "Ma come non difendere la Patria, il luogo in cui siamo nati?". "Io sono ovunque straniero", rispose seccamente il filosofo. Questo è il nocciolo del discorso.

La nostra Patria è il Paradiso e non la Padania o il regno delle due Sicilie, non quello che hanno messo in piedi i piemontesi il secolo scorso chiamandolo Italia, chiamandolo Patria. La nostra Patria è il Regno dei Cieli, ed è lì che dobbiamo andare. Quindi, tutte le persone che ci impediscono, o ci impedirebbero di entrare nel Regno dei Cieli, sono persone davanti alle quali dobbiamo usare la forza. Non la violenza, ma la forza! Invece... tutti questi cattolici con la coda fra le gambe si attaccano anche a quelli che non credono in Dio e che non hanno nessuna religione pur di stare in piedi! Non hanno capito l'insegnamento di Gesù!

Bisogna usare la forza, la forza che non è la violenza! Forza che deve dare l'atteggiamento giusto per difendere la cosa più importante che c'è nel mondo: non i soldi, non la Patria, non la politica, non l'economia ma il Regno dei Cieli.

Quando Gesù passava in Gerusalemme, la gente diceva: "Beato Colui che viene, il re!".

"Il Mio Regno non è di questo mondo", ma è il Regno al quale dobbiamo arrivare noi, e coloro che si oppongono a questa nostra strada, non li possiamo accettare, anzi dobbiamo difenderci da loro, anche con la forza. Cosa che in questo momento non sta affatto succedendo: tanti cristiani hanno "calato tutto" e lasciano fare agli altri cose che impediranno sicuramente, ai ragazzi e a loro stessi, di entrare nel regno dei Cieli.

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