COMMENTI (SBOBINATI) AI VANGELI FESTIVI

Santissima Trinità

Vangelo: Gv. 16, 12-15

In quel tempo, disse Gesù ai Suoi discepoli: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di Verità, Egli vi guiderà alla Verità tutta intera, perché non parlerà da Sè, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli Mi glorificherà, perché prenderà del Mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è Mio; per questo ho detto che prenderà del Mio e ve lo annunzierà".

La nostra fede in Dio, il nostro amore per Lui, ci spingono talvolta a voler cercare di capire maggiormente cosa è Lui. Infatti, il rapporto di amore si basa sulla conoscenza.

Non è facile conoscere una persona umana: non è facile per una donna conoscere un uomo, non è facile per un uomo conoscere una donna. Così come non è facile per un genitore conoscere il proprio figlio; egli, del proprio figlio conosce il passato (nonni, prozii...), conosce il presente, ma ignora completamente il futuro.

Per conoscere veramente una persona, bisognerebbe conoscere il passato, il presente e il futuro contemporaneamente, cosa impossibile. Solo Dio può conoscere contemporaneamente il passato, il presente, il futuro. Noi possiamo conoscere, con un certo limite, il passato, il presente, ma ci è ignoto il futuro.

Lo stesso discorso va applicato alla Trinità.

L'uomo vuol conoscere la Trinità, o meglio, Quello che lui ha chiamato Trinità, quindi vuol conoscere Dio; vuol conoscerne il passato, il presente il futuro, ma questo è impossibile.

Non è servito che un Angelo sotto forma di bambino fosse apparso ad Agostino che continuamente pensava all'Essenza di Dio. Non è servito l'insegnamento di questo Angelo! Agostino vedendo quel bambino correre in continuazione verso il mare per riempire il proprio secchiello d'acqua per poi vuotarlo in una buca, gli domanda: "Cosa fai?". Il bambino risponde: "Voglio mettere tutta l'acqua del mare in questa buca". Agostino ride: "Non è possibile!". Allora il bimbo, cioè l'Angelo, risponde: "E tu come puoi mettere tutta l'Essenza di Dio nella tua testa così piccina". Parlando della Trinità si fa proprio questo errore.

Uomini cosiddetti teologi, ci hanno propinato tante possibilità di conoscenza di Dio, hanno fatto tante ipotesi, litigando anche fra di loro (così ci dice la storia), ma le loro liti a poco sono servite.

Liti vere e proprie: Atanasio diceva così..., l'altro diceva cosà..., e il più "forte" (chi picchia di più ha sempre ragione) ha "stabilito" i "giusti termini", le "giuste parole" in un periodo in cui veniva usata la lingua latina. Poi..., una volta stabilito, in lingua latina, che Dio è un'Unità con tre Persone, si è "cercato il vocabolo, ma..."persona" in latino vuol dire personalità e non individuo...

Poi, via via, il termine "persona" è stato tradotto "secondo" il teologo del momento, per cui uno ha tradotto "individuo" e un altro "personalità". A noi non resta che lasciarli "accapigliare" tra di loro.

Dio è talmente grande che non Lo si può spiegare, ed è proprio per questo che la Santissima Trinità è un mistero.

Dio è mistero!

Dio si espande come vuole: noi dobbiamo solo prendere atto di quello che è stata questa Sua espansione, questa Sua rivelazione; di questo Suo essere in mezzo a noi come Padre, Figlio, Spirito Santo.

Noi chiamiamo Dio in Cielo, Padre, Dio in terra, Figlio, Gesù Cristo, e Dio nell'uomo, Spirito Santo, ma è sempre lo stesso Dio, è sempre l'unico Dio.

Dio è uno: non ce ne sono tre!

La spiegazione sulla Santissima Trinità che alcuni fanno, compresa quella sul foglietto che avete in mano, può portare su strade sbagliate.

Non possiamo personificare tutti gli aspetti di Dio, al massimo dobbiamo cercare di farlo quando diamo delle spiegazioni ai bambini perché loro hanno bisogno di "personificare". Le favole a loro le raccontiamo con l'aiuto dei burattini...: usiamo dei personaggi per far loro intuire delle realtà che altrimenti difficilmente comprenderebbero.

Dio è il Tutto. In Lui non c'è bisogno di comunione perché è completo e sovrabbondante in Se stesso.

Chi è mancante in se stesso di qualche cosa ha bisogno di fare comunione con un altro perché cerca nell'altro l'integrazione di ciò di cui abbisogna, ma questo non è il caso di Dio.

Dio ha fatto comunione con noi, sue creature, per dare a noi quello che ci mancava per essere complete. Dio non aveva bisogno di Adamo e di Eva... anche se qualcuno dà questa spiegazione: "Dio si sentiva solo e ha fatto Adamo per avere compagnia...".

Dio è il Tutto, quindi non ha bisogno di dialogare con Se stesso. Il dialogo che è sussistito tra Padre e Figlio era il dialogo della natura umana del Figlio con la natura divina presente in Lui

Gesù ha detto: "Io e il Padre siamo una cosa sola... Il Padre è più grande di Me": Come interpretare queste frasi? Se le interpretiamo dal punto di vista della natura divina, Gesù e il Padre sono la stessa cosa; se la interpretiamo dal punto di vista della natura umana, è chiaro che la natura umana soggiace alla natura divina.

Le due nature di Gesù, quando era sulla terra, dialogavano tra loro per una nostra comprensione di dialogo umano col Padre: la Sua era un'azione didattica per noi. Tutto quello che Gesù ha fatto sulla terra lo ha fatto con scopi didattici, per farci capire come dobbiamo comportarci col Padre.

Gesù ha voluto farci capire che col Padre dobbiamo parlare, dobbiamo pregarLo (ci ha insegnato il Padre nostro), dobbiamo intenderLo (ci ha spiegato i Comandamenti)...

Dio non ha bisogno di pluralismo perché Lui è il Tutto; Lui è il Più per eccellenza.

Dio è. Lui non dice: "Sono stato, sarò o sono", ma dice: "Io sono Colui che è"! Dio non ha bisogno di espansione per essere Se stesso. Lui si espande per creare: si espande per noi creature ma non per Se stesso.

Dio non ha bisogno di pluralismo perché è il Tutto, il Più per eccellenza, per cui la Sua Realtà Trinitaria (siamo noi che Lo vediamo in tre forme perché così si è voluto manifestare a noi) in realtà è l'espressione parziale del Suo essere pieno, totale, perfetto e infinito.

Dio si incarna per mostrare a noi sue creature un volto umano, per farci sentire una Parola adatta alla nostra piccola mente, per mostrare a noi come si può e come si deve vivere sulla terra: sempre in tensione, e nello stesso tempo in comunione col Padre. In quanto creature terrene tendiamo ad allontanarci da Lui, ma in quanto creature di Dio, contenenti la Sua anima (che Lui ci ha dato), tendiamo a Lui.

Dice S. Agostino: "Il nostro cuore non è quieto se non riposa in Te".

In noi abbiamo questa duplice tensione: la tensione ad affermarci in mezzo alle creature, essendo noi creature, e la tensione, il desiderio, la nostalgia di Lui perché siamo Sue creature, Suoi figli.

Dio Padre, nel nostro intimo, ci insegna, ci fa "scaturire" la sapienza facendola passare attraverso la nostra anima, Suo luogo; ce la insegna con quella Voce che noi chiamiamo Spirito Santo e che non ha bisogno di essere una Persona diversa dal Figlio e dal Padre.

Dio non ha bisogno di essere tre individui: non ha bisogno di mettersi in tre per fare le cose che Lui, il Tutto, può fare tranquillamente. Siamo noi che abbiamo bisogno di "dividerLo" per capirne i vari aspetti.

L'atteggiamento fondamentale che noi dobbiamo avere verso Dio è innanzitutto quello del figlio col Padre. Gesù ci ha insegnato la preghiera vera: "Padre nostro...".

Provate ad ascoltare il "Padre nostro" in aramaico e vi accorgerete come questa preghiera non è solo un "Tantra", ma è un "Mantra". Voglio dire che in quei suoni aramaici che Gesù ha pronunciato c'è una Realtà possente, c'è una trasmissione di Spirito Santo, una trasmissione fortissima di amore di Padre.

Noi, innanzitutto, dobbiamo vedere in Dio l'aspetto del Padre. Gesù Lo chiama: "Abbà": Papà. Se noi ci allontaniamo da questo elemento portante, rischiamo delle eresie.

Le eresie non sono solo le "cose" che noi decretiamo tali; tante volte nella Chiesa sono state trasmesse come verità delle eresie. Esempio ne è Ario, un Vescovo che ha detto delle cose bellissime. Tutti hanno sempre creduto in quello che lui diceva, poi... qualcuno ha detto che sbagliava, che era eretico e "viene fuori" l'eresia dell'arianesimo. Altro caso: Nestorio. Diceva cose belle... ma poi è stato accusato di puntualizzare ciò che non era puntualizzabile: vuol entrare nella porta del mistero e uscire affermando che è giusto ciò che lui ha capito...

E' difficile capire se coloro che hanno "capito" sono nel giusto..., sta di fatto che noi ci basiamo su quello che diciamo nel "Credo".

Le parole del "Credo" sono fondamentali: se qualcuno ci obbliga a credere in qualcosa di più che non è scritto nel "Credo" possiamo "ignorarlo" sia esso un teologo, un Vescovo..

Noi alla mattina recitiamo il Credo: questa è l'unità della nostra fede, tutto il di più può essere una bellissima spiegazione, ma può essere anche una "bellissima" confusione.

Siamo arrivati a un punto in cui in mezzo alla confusione delle lingue, alla confusione dei movimenti, alla confusione dei teologi, dobbiamo recitare il "Credo" e basarci sul suo contenuto. Chi vuol andare oltre il "Credo" rischia di confondersi, proprio come i Romani che dicevano: "Qui c'è una regione organizzata, qui c'è un esercito, qui c'è una civiltà: oltre questo confine "tutto è a tuo rischio e pericolo" perché non sei più protetto dai soldati, dalle carte geografiche: "Hic sunt leones".

Noi recitiamo il Credo, ci crediamo e per questo ci sentiamo cristiani, ma oltre... "Tutto è a tuo rischio e pericolo": "Hic sunt leones".

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